Piromania e imputabilità
Piromania è un termine che, allo stato attuale, definisce un disturbo mentale classificato dal DSM V la cui caratteristica fondamentale è l’appiccamento deliberato ed intenzionale di fuochi. Tra le caratteristiche diagnostiche di questo disturbo, da molti validi specialisti considerato semplicemente un comportamento psicopatico, va ricercata anche la presenza di forte tensione e eccitazione emotiva prima dell’incendio, come anche una intensa fascinazione per il fuoco e i suoi contesti e infine una sensazione di profondo sollievo nell’appiccare incendi e nell’assistere alle operazioni successive. In sostanza il piromane è un incendiario, anche se non è sempre vero il contrario.
Nelle caratteristiche associate alla diagnosi di piromania si ritrova la presenza del disturbo da abuso di alcol come anche di gioco d’azzardo patologico, entrambi comportamenti che coinvolgono la sfera del controllo degli impulsi. Della piromania è noto che ha una incidenza assai maggiore nel genere maschile, colpendo soggetti spesso con scarse capacità sociali e precoci difficoltà di apprendimento, attestandosi come su una prevalenza molto bassa a livello di popolazione generale. Non è invece nota l’età di esordio tipica ne l’eventuale decorso longitudinale in rapporto all’età anche se in USA il 40% degli incendi è appiccato da minorenni.
Sotto il profilo forense, l’esperienza peritale insegna che dietro al termine piromania si nascondono soggetti che sono o sani di mente con un progetto criminale e delinquenziale variamente organizzato e perseguito, oppure sono dei malati che presentano però quadri più vasti e severi quali di preferenza delle psicosi organiche di tipo dementigeno, epilettoide o da insufficienza mentale oppure delle psicosi endogene di tipo schizofrenico o paranoide o ancora scompensi maniacali in disturbi dell’umore.
In diverse occasioni si è potuto osservare un collegamento tra l’appiccamento di incendi e attività di scoptofilia erotica al punto da indurre ipotesi interpretative che inquadrano la piromania come forma di comunicazione in individui con problematiche sessuali e/o con pregresse storie di abuso infantile, in una sorta di lotta contro la propria “impotenza” tesa a dimostrare invece il proprio enorme potere immaginario. Rimane così ribadito il ruolo del fuoco quale sostituto all’attività sessuale in individui che per i più disparati motivi hanno visto bloccarsi lo sviluppo della propria sessualità. Spesso infatti il comportamento impulsivo e distruttivo proprio della piromania esprime la messa in atto di vissuti e stati mentali che il soggetto non riesce ad esprimere altrimenti.
Altra caratteristica che l’esperienza peritale lascia collegare alla piromania è la solitudine. Il piromane pare essere di base un uomo solo, un soggetto vissuto in condizioni di privazione affettiva lottando per essere riconosciuto, spesso con genitori distanzianti, a volte escluso dalla famiglia, emarginato dal gruppo sociale, impacciato con le donne, spesso celibe. Un soggetto che sviluppa quindi un comportamento sociale inibito ed instabile ma che nella maggioranza dei casi rimane capace di comprendere il significato di ciò che compie.
In tema quindi di piromania e imputabilità rimane solitamente integra nel soggetto la c.d. capacità di intendere potendosi semmai questionare sulla sua capacità di volere. Si ricordi infatti che per la piromania, come per tutti i disturbi del controllo degli impulsi, per definizione sussiste un certo grado di impossibilità al controllo inibitorio di una azione. Rimane cosi compito di peraltro complessa competenza peritale la determinazione di quanto un soggetto non abbia potuto, piuttosto che voluto, resistere ad un impulso.