Vittime di stalking: probabilità e natura dei rischi
Le vittime di stalking domandano spesso ai professionisti psicologi a cui chiedono aiuto, per quanto tempo dureranno ancora le molestie, oppure quanto è probabile che vengano aggredite fisicamente.
Valutare i rischi dello stalking è dunque uno dei compiti dell’esperto psicoforense che si occupa dell’intervento sulle vittime e/o sugli autori del reato. La previsione del comportamento violento, e quindi della pericolosità sociale, è una operazione estremamente difficoltosa, dove nemmeno una vastissima esperienza può garantire la certezza assoluta del risultato.
In questi frangenti il ricorso alla ricerca epidemiologica deve essere il punto fermo del professionista, l’elemento dal quale trarrà le indicazioni da applicare caso per caso.
Nell’intento di voler comunque fornire alcune indicazioni generalistiche, si può affermare che più lo stalking dura, più è probabile che persista. Quasi il 50 per cento dei casi di stalking consiste in comportamenti intrusivi che durano solo pochi giorni e non superano le due settimane. Questa forma di molestia è in genere perpetrata da sconosciuti.
Al contrario, gli stalkers che persistono per più di due settimane, di solito continuano poi per molti mesi. Tra coloro che insistono maggiormente vi sono possibilmente i soggetti con disturbi di personalità, pregresse diagnosi psicopatologiche e con problemi di abuso o dipendenza da sostanze o alcol.
Circa il danno psichico che gli stalker causano alle vittime si può genericamente affermare che più a lungo dura lo stalking, maggiore è il danno patito dalla vittima.
Statiche informano che l’angoscia delle vittime è di solito più evidente nei soggetti perseguitati dagli ex fidanzati o dai soggetti rifiutati in seguito a rapporti amicali, probabilmente anche a causa della complessità e dell’intensità dei sentimenti suscitati dal tipo di relazione pre esistente
Altro aspetto delicato è poi quello relativo alle minacce di aggressioni fisiche e alla loro effettiva messa in atto.
In merito si osserva che circa il 40% per cento delle vittime di stalking viene esplicitamente minacciato di violenza. Oltre alle minacce esplicite non bisogna comunque sottovalutare l’effetto della modalità implicita di minacciare attraverso comportamenti come pedinamenti, continua sorveglianza, e ripetuti tentativi di avvicinamento e di contatto.
Anche se la maggior parte degli stalkers non realizzano ciò che minacciano di fare, le loro minacce vanno comunque tenute in considerazione, sia per l’angoscia che producono, sia per l’impossibilità di distinguere con certezza le minacce vuote da quelle che precedono un’aggressione. Nella maggior parte dei casi, tranne quando la vittima è un personaggio pubblico, la presenza di minacce aumenta effettivamente il rischio di un’escalation violenta.
Infatti, in una percentuale che varia dal 10 al 33 per cento delle vittime di stalking, avviene una aggressione fisica più o meno grave. Le vittime che hanno avuto una precedente relazione sentimentale con lo stalker sono quelle che hanno più probabilità di essere a rischio effettivo di violenza. Si è inoltre stimato che circa il 75% delle vittime di femminicidio era stato perseguitato prima dell’aggressione.
Circa infine le caratteristiche dello stalker maggiormente associate al rischio violenza sono quelle riconducibili all’essere un ex-partner, con età inferiore ai 30 anni, livello di scolarizzazione inferiore al diploma di scuola superiore, con precedenti comportamenti minacciosi, spesso appartenente ad una minoranza etnica, senza differenze significative tra maschi e femmine.
I rischi di aggressione tendono ad aumentare quando lo stalker ha già riportato condanne penali o ha una storia di abuso di sostanze.